Dove mi sono persa - ep.3

Posted by MES lunedì 19 maggio 2014 alle 20:08 No comments

La settimana scorsa mi sono persa in Corso Castelfidardo e ho camminato lungo via Borsellino, via Bixio e tutta la zona delle ex OGR. Lo scrivo solo ora perché ho visto tante cose, o almeno tante ombre piene di promesse per il futuro, ma per capire quali fossero le promesse in questione ho dovuto spulciare parecchi libri, articoli, siti e forum. Ho scoperto che ogni palazzo, soprattutto il più scalcinato, ha una storia dietro, un futuro incerto davanti e tante polemiche in mezzo, simbolo di una città in perenne trasformazione, come una bella donna che ha paura di invecchiare. Ecco perché nella stessa strada che ospita una meravigliosa cittadella universitaria trovi una palazzina che cade a pezzi. Ma questa è Torino e su ogni pietra, ogni foglia e ogni tegola incombe almeno un progettino di bonifica e riqualificazione.
Basta riuscire a rimanere al passo con la città.

Le Officine Grandi Riparazioni sono le grandi protagoniste di questo film. Sono state costruite tra il 1885 e il 1895 dalla società Ferrovie Alta Italia per rilanciare Torino, che aveva appena smesso di essere la Capitale d'Italia e andava ancora in bici. Ci lavoravano operai altamente specializzati che si occupavano della manutenzione ferroviaria: se lavoravi lì nei primi del Novecento voleva dire che eri figo. Peccato che non funzionino più dagli anni '70 (si, lo so che l'ultimo carico è stato avvistato negli anni '90, ma già prima si batteva la fiacca). Sono state riaperte in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia con grande successo di pubblico e da allora hanno continuato ad offrire eventi di vario genere.

Le OGR facevano parte di una zona più ampia dove, nel 1800, si era deciso di concentrare gli edifici più importanti della città: oltre ad esse nell'Area Grandi Servizi c'erano la galera, la caserma e il mattatoio. 
Di tutto ciò oggi rimane poco. Il mattatoio è stato sostituito da un giardino e spostato alle Vallette, dove è situato anche il carcere, mentre la galera di cui sopra, denominata Le Nuove, è rimasta in funzione fino al 2003, ma già dalla fine degli anni '80 era occupata solo da pochi detenuti in semilibertà; oggi una parte ospita il museo, un'altra è destinata a futuri uffici del Tribunale e si parla di trasformare il rimanente in un nuovo polo della movida torinese, ché a San Salvario non ne possono più di stare in mezzo al casino. La caserma La Marmora è ormai utilizzata solo in parte da alcune associazioni, mentre accanto ad essa, avvolta dai manifesti e in stato di abbandono, giace la palazzina della ex Nebiolo, ditta di macchine tipografiche. Intorno, un parcheggio che non si fila nessuno. Poco distante, per l'appunto, le Officine: dell'enorme complesso di 190.000 mq, 20.000 sono destinati ad eventi e mostre, mentre buona parte di ciò che rimane ospita alcuni corsi del Politecnico, la cui centrale termica, insediatasi nel 2008, svetta poco distante. Per fortuna c'è la Residenza Universitaria Borsellino a rallegrare l'atmosfera. In mezzo passano i binari, che in futuro verranno interrati.

Com'è ovvio, l'area di fronte alle OGR, denominata Westinghouse, è tutta da rifare.

All'inizio (siamo nel 2001) si era parlato di una mega biblioteca che non solo avrebbe ospitato la Civica di via della Cittadella, minacciata dall'ampliamento della facoltà di Architettura, ma sarebbe diventata un centro culturale di importanza internazionale. Il disegno di Marco Bellini mostra un imponente edificio ad onde da 200 milioni di euro. Inutile dire che ci hanno rinunciato: troppo costoso.
I torinesi erano affascinati dal progetto e ci sono rimasti male quando hanno capito che non lo avrebbero mai visto realizzarsi, ma già da tempo avevano avanzato un'altra proposta per rivalutare la zona: metterci un po' di verde in più. Certo, appena oltre c'è l'Albero giardino di Penone e, attiguo all'impianto sportivo poco oltre le OGR, vigila ancora il giardino Artiglieri da Montagna, ma non basta per tutti e il Ruffini è lontano.

Allora (2008) è spuntato fuori il progetto dell'Energy Center, un Centro dove start up e ricercatori scelti dal Politecnico avrebbero lavorato insieme nel campo delle enrgie rinnovabili (secondo archilovers, per lo studio e la ricerca applicata, il testing di tecnologie, la consulenza ad enti pubblici e privati, la promozione delle iniziative di settore e per stimolare all'interesse verso le tematiche energetiche). Ai cordoni della borsa, Impresa San Paolo, Regione Piemonte e Fondazione CRT mentre il Comune, oltre a mettere a disposizione l'area, ha eseguito le modifiche urbanistiche necessarie.
I torinesi, intanto, prendevano l'auto per andare al Ruffini col cane.

Nel 2011 il Comune si rende conto che i soldi sono pochi (ma va?) e che sarebbe meraviglioso riuscire ad interessare qualche sensibile mecenate all'Energy Center. Il punto è che se hai bisogno di soldi devi essere disposto a scendere a compromessi, soprattutto se devi farti finanziare la ristrutturazione di un'area enorme. Ed ecco l'idea rivoluzionaria: costruire un bell'ipermercato della Esselunga accanto alle opere di interesse comune per recuperare i soldi dell'investimento. Ne volete un'altra? Aggiungere alla wish list un albergo, un Centro Congressi e un parcheggio a due livelli. 

Ma ci sarà lo spazio? 
No? 
Vabbé, allora facciamo che invece di mettermi a disposizione 20.000 mq me ne dai 40.000. Si, lo so che in questo modo il giardino per metà sparisce e per l'altra metà si ritrova il parcheggio sotto il sedere, ma la vogliamo fare la rivalutazione o no?
I torinesi ne hanno abbastanza di congressi in giro per la città. I torinesi vogliono un po' d'erba in giro. E continuano ad andare al Ruffini col cane.



Ultimamente sembra che qualcosa si stia (ulteriormente) muovendo: Pd e Sel hanno chiesto la pedonalizzazione di via Borsellino per creare una piazza che unisca OGR, Centro Congressi, Politecnico ed Energy Center. Il parcheggio sarebbe anche più ampio, ma lascerebbe in pace il giardino.

Intanto le OGR sono al centro di un altro ciclone: la Fondazione CRT (si, la stessa interessata all'area Westinghouse) è stata impegnata per anni in una estenuante trattativa con Ferrovie dello Stato per acquistare lo stabile e trasformarlo in un "centro di produzione culturale" attraverso un proprio fondo stanziato ad hoc. Oltre a diverse difficoltà iniziali, a quanto pare dopo la conclusione della trattativa il budget era già dimezzato, per cui si eseguiranno unicamente i lavori di base, dal rinnovamento del tetto a quello dell'impianto elettrico. Il tutto in un tripudio di materiali eco sostenibili ed energie rinnovabili, of course. Risultato: del polo culturale tanto atteso rimarrà uno spazio buono per le mostre e le "nuove vocazioni creative" (benché mi risulti che lo facessero già prima, come testimoniato anche dal canale youtube). Oltre al fatto che, dopo tutto stò pippone, non posso nemmeno andarle a visitare perché rimarranno chiuse fino al 2015, quando riapriranno in concomitanza con l'Expo milanese.


E la Biblioteca di via della Cittadella che farà: si adatterà al Parco Ruffini pure lei? Non penserete che non ci sia un progettone anche per lei, vero? 
Cota non voleva spostarla perché diceva che sarebbe costato troppo, ma Fassino ha pensato di piazzarla nei Padiglioni 2 e 4 di Torino Esposizioni, la cui ristrutturazione costerà 56 milioni di euro contro i 200 del progetto di Bellini. L'operazione sarà solo una delle tappe di un progetto ben più ampio da 133 milioni di euro, per cui alcuni si chiedono se non fosse stato meglio tornare al piano A, magari realizzato lungo un periodo di tempo più ampio di quanto inizialmente previsto.

Il fatto è che ci vogliono soldi per tutto e quelli mica li trovi sugli alberi. E anche se fosse, di  alberi in giro non ce n'è abbastanza.

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