Il mio Salone del Libro

Posted by MES lunedì 12 maggio 2014 alle 18:19 No comments

Oggi si conclude la ventisettesima edizione del Salone del Libro, che a quanto pare ha registrato ancora più presenze dell'anno scorso e soprattutto ha venduto di più. In realtà la differenza ce l'ho messa io: ho speso più io in quattro ore che Woody Allen in una vita di psicoterapia. Però i risultati sono migliori, ve lo assicuro. Anzi, ve lo mostro.
La prima casa editrice che mi ha colpita è stata la Hacca, che ha un sacco di proposte emergenti. Mi sono aggiudicata Denti guasti e Non avere paura dei libri
Subito dopo sono inciampata nello stand di Daniela Piazza Editore, dove Daniela in persona mi ha fatto lo sconto su La vera Cucina Casalinga perché potessi prendere anche Torino Architettata. Il primo è costituito dalle ricette di un cuoco francese che cucinava per un ambasciatore inglese che viveva a Torino, il tutto tra il 1841 e il 1851. Chiaramente non penso di poter imparare a cucinare, ma il tipo descrive le frittelle di cavolfiori come fossero la montagna incantata di Thomas Mann: non potevo lasciarlo lì. La prossima volta che cerco un libro su Torino, so a chi rivolgermi. E mi ha nascosto una marea di volantini nella busta mentre non guardavo: medito di lanciarli dalla Mole, così sensibilizzo alla cultura e posso di nuovo usare la scrivania.
Solitamente non perdo tempo negli stand più grossi come quelli della Mondadori o della Feltrinelli: posso trovarli ovunque e uno degli obiettivi della manifestazione è dare visibilità agli editori più piccoli, magari indipendenti. Questa volta però c'era una novità: il Flipback. Una sorta di segnalibro promozionale donatomi da una gentile pulzella all'ingresso indicava che avevo diritto ad averne uno gratis. Non avevo idea di cosa fosse, ma doveva essere mio. La Mondadori ha perso la testa per i libricini verticali e credo che ognuno degli astanti si sia chiesto almeno una volta come mai nessuno ci abbia pensato prima.

Un ultimo passaggio allo stand delle Edizioni Biblioteca dell'Immagine, il cui sito è in costruzione, e ho finito i soldi necessari per tutto il mese, ma non prima di aver messo le mani su Storia di Torino e Le voci del bosco.
Mi sono fermata per un po' anche da Pintore, che però proponeva principalmente gialli, e io leggo solo Agatha Christie, Simenon e Camilleri. E poi avevo finito i soldi.

Ho anche cercato di assistere a qualcuno degli incontri che erano stati organizzati nei vari spazi a disposizione, tipicamente angusti e divisi in due tipologie: gli imbucati (piccole arene chiuse in uno dei tanti angoli) e gli esibizionisti (lunghi sedili a mezzaluna nei quali non si può evitare di inciampare), ma a qualsiasi categoria appartenessero erano dotati di una lunga fila, oppure non c'era posto. Volevo ascoltare cosa aveva da dire Zerocalcare, ma galleggiava su un mare di teste con un mini megafono in mano, mentre tutto intorno il via vai imperversava e l'Arena Piemonte sembrava un enorme cumulo di grasso che intasava la gigantesca arteria del Salone del Libro. Peccato, perché era uno degli incontri dell'Officina di Culicchia, i più fighi di tutto il programma. Mi ero pure preparata sull'organizzatore...
Il Salone del Libro è un'esperienza tremenda: dopo soli quattro giorni ti ritrovi a chiuderti in casa senza un euro per leggere tutto quello che hai scovato in giro e non pensare al magone che ti lascia. Perché leggere alla fine è come amare: ciò che ti toglie è sempre meno di ciò che ti dà.

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